Le banche dati in Europa: una disciplina frastagliata
Il tema delle banche dati è, da molti anni, al centro dell’azione investigativa.
Nel continente europeo, infatti, esse iniziano a nascere nell’ultimo decennio del XX secolo[1], portando ad un’innovazione nel processamento delle evidenze scientifiche.
Se da un lato è possibile inserire le tracce biologiche rinvenute sul locus commissi delicti, dall’altro si può ottenere il profilo di coloro che sono stati condannati, alimentando così i database statali.
Con il passare del tempo, le Nazioni cercano di legare le proprie banche dati al fine di allargare la sfera di utilizzo delle stesse. Ciò è possibile mediante la predisposizione di atti internazionali, come il trattato di Prüm[2].
Sebbene si stia cercando di armonizzare le discipline europee, si registrano sostanziali differenze nei criteri alla base dell’inserimento dei campioni di DNA.
Generalmente, la scelta è legata alla determinazione di specifiche fattispecie di reato. Proprio con riferimento a questi ultimi, si notano situazioni differenziate nel contesto europeo.
L’Italia, con la l. 85/2009, prevede un elenco di soggetti specifici su cui poter effettuare il prelievo del campione genetico[3], con l’aggiunta di una lista di reati esclusi dall’applicazione della norma (come ad esempio quelli di natura finanziaria).
In una direzione simile va il Belgio. Infatti, la relativa normativa[4] prevede un insieme di reati piuttosto specifici[5].
Si pone su un piano totalmente diverso l’ordinamento francese. Difatti, in suddetto territorio si è assistiti ad un primo periodo, coincidente con la creazione della relativa banca dati, in cui i reati presupposto erano soltanto quelli in materia sessuale[6]. Successivamente, con gli eventi delle Twin Towers, il legislatore porta ad un notevole ampliamento della sua sfera di applicazione[7].
Al contempo, si registrano ulteriori Paesi che giustificano l’entrata del profilo in base al limite edittale, e non più con riferimento alla natura del reato. Tra questi è possibile individuare la Danimarca, la Finlandia e l’Ungheria. Ma si pone un’ulteriore differenziazione interna. Ciò in quanto alcuni territori, come la Danimarca, parlano espressamente di soggetti condannati, mentre altri, come la Finlandia, anche di soggetti sospettati.
Per quanto attiene, invece, l’ambito applicativo, lo European Network of Forensic Science Institutes (ENFSI) conduce da anni svariati studi sulle singole realtà europee. Ciò permette di mettere in evidenza una profonda differenza in merito alla quantità di tracce provenienti dalla scena criminis processate[8].
Da qui si nota come persistano differenze applicative nei singoli contesti europei, sancite dalle necessità investigative di ciascuna Nazione.
Ma osservando le nuove prospettive del futuro, con particolar riguardo al Next Generation Prüm[9], si ha l’impressione che detta disciplina verrà ancor più differenziata.
Bibliografia essenziale
AA.VV., La Banca dati italiana del DNA. Limiti e prospettive della genetica forense, a cura di Scaffardi, Torino, 2019, p. 20 ss.; A. O. AMANKAWAA, Trends in forensic DNA database: transnational exchange of DNA data, in Forensic Science Research, 2020, vol. 5, n. 1, p. 8 ss.; N. AMELUNG-R. GRANJA-H. MACHADO, Modes of Bio-Bordering. The Hidden (Dis)integration of Europe, Singapore, 2021, p. 16 ss.; A. BAUER-C. SOULLEZ, Les fichiers de police et de gendarmerie, Parigi, 2011, p. 7 ss.; F. CORTE-REAL, Forensic DNA databases, in Forensic Science International, 2004, n. 146, p. 143 ss.; EUROPEAN NETWORK OF FORENSIC SCIENCE INSTITUTES, ENFSI survey DNA databases Europe 2020, in www.enfsi.eu, 2020; C. JALBY, La police technique et scientifique, IV ed., Parigi, 2017, p. 70 ss.; H. MACHADO-R. GRANJA, Forensic Genetics in the Governance of Crime, Singapore, 2020, p. 45 ss.; F. SANTOS, The transnational exchange of DNA data: Global standards and local practises, in K. JACOBS-K. BLIND, Proceedings of the 22nd EURAS annual standardisation condeference. Digitalisation: Challenge and opportunity for standardisation, Aachen, 2017, p. 305 ss.; L. SCAFFARDI, Next Generation Prüm e le scelte strategiche della UE: dall’ampliamento nello scambio dei dati genetici all’introduzione del riconoscimento facciale, in Federalismi.it, 2021, n. 8, p. 200 ss.
[1] In particolare, le prime banche dati europee nacquero nel Regno Unito (1995), in Austria e Olanda (1997), in Francia e Germania (1998) e in Belgio, Finlandia, Spagna e Ungheria (1999).
[2] Trattasi del trattato che ha legato le banche dati del DNA di Austria, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna. Detto accordo ha portato, nel 2009, alla creazione della banca dati del DNA italiana.
[3] Si parla, in particolare, di soggetti sotto misura cautelare custodiale o degli arresti domiciliari, di coloro che sono arrestati in flagranza di reato o sottoposti a fermo, di persone detenute con sentenza irrevocabile, oppure con misura alternativa alla pena derivante da sentenza irrevocabile e di soggetti sottoposti a misura di sicurezza.
[4] Si tratta della Loi del 22 marzo 1999, rubricata “Loi relative à la procédure d’identification par analyse ADN en matière pénale”.
[5] L’articolo 5, difatti, prevede come reati presupposto il rapimento, i reati a sfondo sessuale, l’omicidio, il furto commesso con l’uso della violenza e delle minacce, l’appiccare incendi con conseguente ferimento di persone e il ferimento o l’omicidio di soggetti al fine di realizzare il danneggiamento di beni.
[6] Come previsto inizialmente dalla Legge 98-468, del 17 giugno 1998, che ha creato il Fichier National Automatisé des Empreintes Génétiques (FNAEG).
[7] Specialmente con la Legge 2003-239, del 18 marzo 2003, oltre che con il Code de la Sécurité Intérieure (L. 2001-1062), toccando la quasi totalità dei reati (tra cui il furto, l’omicidio, il terrorismo, lo stupro ed il traffico di stupefacenti).
[8] Sancendo una differenza fra nazioni che processano un solo campione per scena, come Croazia, Italia e Repubblica Ceca; fra quelle che rimuovono tutti i campioni identificati, come Belgio, Cipro e Danimarca; ed infine fra i territori dove vengono processate una pluralità di campioni per scena, come la Macedonia. Inoltre, è stato evidenziato un piccolo gruppo di Stati, formato da Portogallo e Romania, dove i campioni restano definitivamente nel database.
[9] Il quale porterà anche l’uso del riconoscimento facciale.