LA SICUREZZA DEL MEDITERRANEO. ELEMENTI DI INSTABILITÀ DEL SISTEMA INTERNAZIONALE E LA CONGIUNTURA TUNISINA DOPO IL PRIMO TURNO DELLE ELEZIONI DEL 17 DICEMBRE DEL 2022

Anna Borrasi - 09/02/2023

Alla fine del 2022 il contesto internazionale si caratterizza per crescenti quote d’instabilità. Il sistema internazionale è, infatti, continuamente sottoposto a crisi energetiche, sanitarie (la sfida del Covid-19) e vive una progressiva regionalizzazione dei conflitti che mettono in luce la perdita di centralità dell’Europa. La Regione ha subito la politica di “retrenchment” americana nonché la pressione della crescente assertività delle potenze revisioniste Cina e Russia. In particolare, come si legge dalla European Strategic Compass del 2022, lo scoppio del conflitto in Ucraina ha messo ancora una volta in discussione la percezione di sicurezza dei Paesi che hanno visto «the return of war in Europe»[i], in cui la sicurezza generale è «more volatile, complex and fragmented than ever» a causa di «multi-layered threats»[ii]. La percezione della sicurezza è mutata anche in tutti i Paesi collegati alla Federazione Russa, che ne risentono dal punto di vista economico ed energetico. Dalla regione dell’Indopacifico fino all’area MENA, il conflitto russo-ucraino produce una nuova instabilità, che si potrebbe rilevare estremamente pericolosa specialmente per i fragili equilibri del Mediterraneo. In questo contesto terribilmente complesso, merita particolare attenzione la Tunisia, che corre su strade parallele con l’Europa, specificamente con Italia e Francia. La posizione geografica della Tunisia, infatti, colloca questo Paese nel mezzo del “Circolo del Medio Oriente”, una Zona che si estende nell’area del Nord Africa fino a ricomprendere gli stretti di Hormuz e Bab el-Mandeb e il Canale di Suez. Quest’Area rappresenta un punto nevralgico delle rotte commerciali che possano collegare la zona del Mediterraneo con la parte meridionale del Medio Oriente, ma allo stesso tempo resta vitale per gli interessi economici della Cina in quanto ricca di idrocarburi; inoltre, ancora costituisce un corridoio fondamentale che permette l’arrivo delle forze militari USA nell’Indopacifico[iii].A fronte di un contesto geografico che rappresenta una posta in gioco estremamente interessante, la Tunisia si trova a dover fronteggiare sul piano della sicurezza la necessità di aumentare la propria difesa per proteggere la sovranità del Paese cercando di muoversi con efficaci politiche interne ed esterne.

1.1 MANTENERE LA SICUREZZA E LA STABILITÀ IN TUNISIA

Dal punto di vista interno, il governo tunisino deve giocare due partite. La prima è la gestione di possibili ritorni dei movimenti jihadisti; la linea d’azione seguita è quella dell’applicazione stringente delle misure antiterroristiche adottate nel Paese dal 2015, suscitando non pochi malcontenti nel tessuto sociale[iv].  La seconda sfida è appunto quella di provvedere ad un “disinnesco” della condizione interna di sfiducia verso le istituzioni esplosa a fronte del congelamento del Parlamento (mossa attuata il 27 luglio 2021), che aveva alimentato il timore della popolazione di veder sfumate le conquiste della Primavera araba.  
Effettivamente, l’esito favorevole del referendum costituzionale tenutosi il 25 luglio 2022 (che ha fatto entrare in vigore la nuova Costituzione tunisina superando il testo del 2014) ha fatto parlare di una progressiva “deriva presidenzialistico-autoritaria[v]” del sistema, rendendo più duro il giudizio dell’elettorato nei confronti del Presidente Kais Saïed.  La popolazione è stanca della mancata stabilità della situazione politica del Paese dal 2014 e soprattutto affamata dalla crisi economica generata dalla pandemia del Covid-19 e ora dalla guerra in Ucraina. È stato necessario il ricorso al supporto del FMI (con il quale è stato concluso un accordo che prevede lo stanziamento di circa 1,9 miliardi di dollari) per sostenere il rilancio macroeconomico del Paese, attraverso il miglioramento del sistema occupazionale e quindi la costituzione di reti di sicurezza sociali[vi]. Il supporto alla stabilità della Tunisia arriva anche dalla dichiarazione dell’alto rappresentante Borrell, il quale ha dichiarato che l’Europa «continuerà a seguire da vicino gli sviluppi, a sostenere il popolo tunisino e ad ascoltarne le esigenze in questo momento cruciale per il Paese. Ribadisce la sua disponibilità e volontà di fornire sostegno politico per realizzare una transizione democratica. L’Unione europea continuerà inoltre a sostenere il popolo tunisino nella risposta alle principali sfide socioeconomiche e finanziarie che la Tunisia si trova ad affrontare, aggravate dall’impatto sulla sicurezza alimentare ed energetica dell’aggressione russa contro l’Ucraina, e che richiedono urgenti riforme strutturali».[vii]  È evidente che la Tunisia ed il governo del Presidente Saïed abbiano bisogno del sostegno dell’Unione Europea e degli USA, che diventano partener ancor più necessari non solo nella ricostruzione economica del Paese, ma anche nella ricerca di quote di legittimazione per le recenti scelte giuridico-politiche del presidente stesso. L’attenzione sul fronte interno ha tenuto i Paesi del Mediterraneo concentrati allo scorso 17 dicembre, data in cui si sono svolte le prime elezioni legislative dopo la promulgazione della nuova Costituzione del 2022. L’elevata tensione sociale ed il malcontento della popolazione erano stati percepiti dal Presidente, che si era preparato alle legislative non solo sotto il profilo della giustizia, ma anche sotto il profilo della sicurezza interna del Paese; come confermato dall’incontro dello scorso 22 settembre di Farouk Bouasker. Il presidente dell’Organo elettorale indipendente (Isie) aveva, infatti, incontrato i rappresentanti del Ministero della Giustizia e del Ministero della Difesa, nella definizione delle misure che dovevano essere adottate in linea con il cambio del sistema politico approvato con il referendum scorso[viii]. L’esito delle elezioni non è stato quello sperato, almeno al primo turno. Di fatti è stata registrata una scarsa affluenza alle urne da parte dei cittadini, la cui percentuale si aggira intorno al solo 8,8%[ix]. Comprensibile se si considerano le condizioni estremamente preoccupanti per i tunisini: l’emergenza idrica che incombe sul Paese, la pura di possibili ripercussioni economiche sul prezzo del pane unita alla penuria di generi alimentari di base ed un elevato tasso d’inflazione.   

1.2 LA POLITICA ESTERA DI SICUREZZA NELLA COLLABORAZIONE TRA TUNISIA ED UNIONE EUROPEA

Le principali minacce[x] alla sicurezza della Tunisia provengono in maniera preponderante dall’esterno e dalla pressione del contesto geopolitico del Nord Africa. Sicuramente la politica di sicurezza messa in pratica dal governo tunisino è di tipo “difensivo”, si cerca di mantenere buoni rapporti con gli Stati limitrofi ed in particolare con Algeria e Marocco. Un’attenzione particolare è rivolta alle politiche della Turchia, uno Stato che sta piano piano, attraverso politiche di crescente assertività, concludendo accordi nella zona del Nord Africa e con i vicini prossimi della Tunisia. Tra tutti, la Libia, un territorio instabile e decisamente rischioso per la tenuta dei confini ed in cui gli interessi energetici di diversi attori regionali ed extra-regionali concorrono; alimentando, così, una situazione interna non sicura che genera flussi migratori destabilizzanti. In merito a questa questione il 30 novembre del 2022, presso il Palazzo del Governo della Kasbah, si è tenuto un incontro bilaterale tra il capo del governo Najla Bouden, e il suo omologo libico Abdel Hamid Dbeiba. È stata ribadita dalle parti la necessità di pervenire ad una duratura soluzione alla frammentarietà del panorama politico libico, garantendo un’intesa quanto più stabile possibile ed all’insegna della pace, attraverso cui promuovere e rafforzare ulteriormente i legami tra i due Paesi, anche in vista di incoraggianti relazioni multilaterali commerciali con i Paesi sub-sahariani.

Il legame con l’Unione Europea si declina anche nei rapporti di collaborazione con Francia e Italia, in particolare nella contribuzione alla politica di difesa della zona del Nord Africa, attraverso le esercitazioni congiunte. Come conferma l’esercitazione bilaterale con la Francia “Hippocampe” (la prima dopo il COVID-19), che vede coinvolte le forze marittime della Tunisia con la nave militare francese “Commandant Ducuing” ed un aereo di sorveglianza marittima francese.  

Le parole dell’ex Ministro della difesa Guerini, in occasione dell’incontro per la 23ª edizione della Commissione militare mista italo-tunisina (CMM), dello scorso 15 marzo 2022, in cui si è confrontato con il Presidente Kaïs Saïed e il Ministro della Difesa Imed Memmich, sottolineano l’importanza della cooperazione per il mantenimento della sicurezza dei due Paesi. Il Ministro italiano ha rimarcato l’importanza geopolitica e strategica del Mediterraneo, quale principale anello di congiunzione tra i due Paesi; ha infatti dichiarato che: «Grazie alla loro vicinanza geografica, l’Italia e la Tunisia hanno una vera e propria vocazione all’amicizia reciproca, che le porta a coltivare e rafforzare il dialogo a beneficio di entrambi i popoli. Un dialogo che può esprimersi anche attraverso la cooperazione militare: una possibilità sempre più importante visto il momento difficile, dal punto di vista della sicurezza internazionale, nel Grande Maghreb e nel Sahel»[xi]

Un altro punto interessante da considerare nella politica estera di sicurezza della Tunisia è il rapporto con Israele. Si legge nello “Startegic Atlas 2022”, a cura dell’istituto FEMS, come tra i punti d’interesse strategico della politica di sicurezza tunisina si annoveri il sostegno alla causa palestinese, che implicherebbe un naturale allontanamento da Israele. Sebbene la stampa di alcuni Stati abbia paventato la possibilità di un riavvicinamento e normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi, la questione non appare essere semplice e tantomeno chiara. Il ministero degli affari esteri tunisino ha, infatti, rinnovato l’intenzione di non poter intraprendere relazioni diplomatiche con Israele, perché considerato “un’ entità occupante”, non garante dei diritti legittimi della popolazione palestinese che nella Tunisia può contare un “fraterno alleato”.[xii] Un possibile avvicinamento tra i due Paesi sarebbe, tuttavia, visto di buon grado da Egitto, Marocco ed Emirati Arabi (nonché dagli USA ovviamente), ma probabilmente si deteriorerebbero i rapporti con l’Algeria[xiii]. La Tunisia, nei rapporti con Algeria e Marocco, infatti,  sembra vivere una specie di “trappola di Tucidide”, per cui ad avvicinamenti nei confronti dell’uno o dell’altro Stato possono seguire momenti di “escalation diplomatica” (come si temeva in occasione della vista dell’ambasciatore algerino in Tunisia lo scorso settembre del 2022 alimentando le preoccupazioni di Rabat[xiv]), perché le relazioni sono considerate come tentativi di costituzione di rapporti bilaterali che possano compromettere l’autonomia dei Paesi in questione.

Alla luce delle condizioni analizzate, ed in particolare dei nuovi poteri attribuiti alla presidenza con il “referendum” del 25 luglio, la Tunisia ha vissuto il primo turno delle elezioni legislative in un momento estremamente difficile e frammentato, in cui crisi di ogni genere sembrano susseguirsi. Il 17 dicembre ha messo in luce tutte le fragilità del governo di Saïed. I cittadini tunisini hanno perso la fiducia nel processo democratico e l’opposizione ha rivolto duri attacchi al governo; Ahmed Néjib Chubby presidente del Front de Salut National (la coalizione formata dai 5 partiti all’opposizione) aveva subito chiesto le dimissioni del presidente che aveva affermato non aver la «benché minima giustificazione per restare al potere». Duri attacchi al governo di Saïed arrivano anche dalla Corte africana dei diritti dell’uomo e dei popoli che avrebbe richiamato la Tunisia al rispetto della democrazia[xv]. Resta da chiedersi se il governo in carica possa resistere alla pressione dell’opposizione e se il grave malcontento della popolazione non rischi di scoppiare in disordini interni determinando, così, una situazione di forte instabilità del Paese. Una pericolosa miccia che potrebbe accendere tutta la Regione e che necessiterebbe di attenzione anche da parte dell’Unione Europea, i cui sforzi in termini economici e di risorse belliche sono attualmente incentrati verso il conflitto russo-ucraino.

[i] Dopo la guerra dei Balcani, molto spesso non ricordato come un conflitto europeo, ed i cui segnali di insicurezza sembrano non essere più sopiti.

[ii] Unione Europea. «A STRATEGIC COMPASS FOR SECURITY AND DEFENCE» 21 marzo 2022. Consultato il giorno 28 novembre 2022. https://www.eeas.europa.eu/sites/default/files/documents/strategic_compass_en3_web.pdf.

[iii] FEMS Institut. «STRATEGIC ATLAS OF THE MEDITERRANEAN AND THE MIDDLE EAST» 2022. Consultato 28 novembre 2022. https://fmes-france.org/wp-content/uploads/2022/05/AtlasStrategique_EN_Interactif_HD.pdf.

 

[iv] International Crisis Group «Jihadisme en Tunisie : éviter la recrudescence des violences» . 4 aprile 2021. Consultato 2 dicembre 2022. https://www.crisisgroup.org/fr/middle-east-north-africa/north-africa/tunisia/b083-jihadisme-en-tunisie-eviter-la-recrudescence-des-violences.

[v] Sbailò, Ciro «La svolta inevitabile verso l’autoritarismo della Tunisia». 26 luglio 2022. HUFFPOST. Consultato 30 novembre 2022. https://www.huffingtonpost.it/blog/2022/07/26/news/referendum_in_tunisia_una_svolta_inevitabile-9945102/.

[vi] Fund, International Monetary «IMF Staff Reaches Staff-Level Agreement on an Extended Fund Facility with Tunisia» 15 ottobre 2022. Consultato 30 novembre 2022 https://www.imf.org/en/News/Articles/2022/10/15/pr22353-tunisia-imf-staff-reaches-staff-level-agreement-on-an-extended-fund-facility-with-tunisia

[vii] Consiglio dell’Unione Europea «Tunisia: dichiarazione dell’alto rappresentante, a nome dell’Unione europea, sul referendum costituzionale» 27 luglio 2022. Consultato 30 novembre 2022. https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2022/07/27/tunisia-declaration-by-the-high-representative-on-behalf-of-the-european-union-on-the-constitutional-referendum/.

[viii]Marzouk, Hamza «EXERCICE MILITAIRE CONJOINT FRANCO-TUNISIEN» 4 ottobre 2022. MARSAD. Consultato il giorno 28 novembre 2022. https://www.observatoire-securite.tn/fr/2022/10/04/exercice-militaire-conjoint-franco-tunisien/?doing_wp_cron=1669726597.6070160865783691406250.

[ix] Redazione Africa Rivista. «Tunisia: elezioni parlamentari, forte astensione e appelli alle dimissioni». 19 dicembre 2022. Consultato il 20 dicembre 2022. https://www.africarivista.it/tunisia-elezioni-parlamentari-forte-astensione-e-appelli-alle-dimissioni/210599/

[x] FEMS Institut. «STRATEGIC ATLAS OF THE MEDITERRANEAN AND THE MIDDLE EAST» 2022. Consultato 28 novembre 2022. https://fmes-france.org/wp-content/uploads/2022/05/AtlasStrategique_EN_Interactif_HD.pdf.

[xi] Ministero della Difesa «Visite du Ministre Guerini en Tunisie» 15 marzo 2022. Consultato il giorno 30 novembre 2022. https://www.difesa.it/FR/Primo_Piano/Pagine/Visite-du-Ministre-Guerini-en-Tunisie.aspx.

[xii] La Presse.tn «Le ministère des Affaires étrangères catégorique: Aucun contact diplomatique avec Israël» 06 giugno 2022. Consultato il giorno 30 novembre 2022. https://lapresse.tn/132701/le-ministere-des-affaires-etrangeres-categorique-aucun-contact-diplomatique-avec-israel/.  

[xiii] Redazione TSA «La Tunisie dément à nouveau un rapprochement avec Israël»  09 giugno 2022. Consultato il giorno 28 novembre 2022. https://www.tsa-algerie.com/la-tunisie-dement-a-nouveau-un-rapprochement-avec-israel/.

[xiv] Jelassi, Mohamed Khalil. 2022. «Tensions. Plaire à Alger sans fâcher Rabat, le délicat exercice d’équilibre tunisien sur la question sahraouie» International. 15 settembre 2022. COURRIER INTERNATIONAL. Consultato il giorno 1 dicembre 2022. https://www.courrierinternational.com/article/tensions-plaire-a-alger-sans-facher-rabat-le-delicat-exercice-d-equilibre-tunisien-sur-la-question-sahraouie.

[xv] Guaiana, Yuri «Elezioni in Tunisia: un “naufragio democratico”». 19 dicembre 2022. AI AFFARINTERNAZIONALI Consultato il giorno 20 dicembre 2022  https://www.affarinternazionali.it/elezioni-in-tunisia-un-naufragio-democratico/