La relazione dell’anno 2022 sulla politica dell’informazione per la sicurezza

Federico Niccolò Ricotta - 06/03/2023

Il Governo ha trasmesso al Parlamento italiano la relazione dell’anno 2022 sulla politica dell’informazione per la sicurezza della Repubblica, così come stabilito dall’art. 38 della legge n. 124/2007, la legge fondamentale di disciplina del comparto di informazione per la sicurezza.

 

La relazione annuale costituisce in realtà uno dei molteplici adempimenti di rendicontazione dell’attività dal Sistema di informazione per la sicurezza che la legge n. 124/2007 stabilisce in capo al Governo o al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, in funzione di assicurare, pur sempre nei limiti imposti dalla segretezza, un controllo informato sul piano delle scelte che il Presidente del Consiglio esprime con l’indirizzo politico e su quello dell’azione dei Servizi, che di quest’indirizzo ne costituisce l’attuazione.

 

A titolo di esempio, ogni sei mesi il Presidente del Consiglio dei ministri trasmette al COPASIR, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, una relazione sull’attività di informazione per la sicurezza che illustra al comitato l’analisi della situazione corrente e dei pericoli per la sicurezza, oltreché dei criteri di acquisizione dei dati, sull’andamento della gestione finanziaria e sulle politiche di reclutamento (art. 33 l. n. 124/2007).

 

La relazione annuale che il Governo trasmette al Parlamento illustra, in chiave di sintesi e nel rispetto della regola del segreto, una panoramica sull’indirizzo generale della politica di informazione per la sicurezza e sugli esiti dell’attività di analisi svolta dall’intelligence nei settori di rilevanza strategica e a protezione degli interessi fondamentali della Repubblica, quest’ultimi riassumibili nell’archetipo della Sicurezza Nazionale.

 

La Sicurezza Nazionale l’approdo moderno di un concetto molto antico, con il quale si è soliti individuare quel nucleo di interessi che una comunità, in un dato momento storico, eleva a supremi, irrinunciabili, la cui tutela si rende necessaria per assicurare la sopravvivenza e la continuità dello Stato, delle istituzioni e dei cittadini.

 

La modernità della Sicurezza Nazione si coglie, oggi, nella trasversalità degli interessi che la legge individua come vitali: politici, militari, economici, scientifici e industriali.

 

Interessi che non sono più circoscritti alla sicurezza politica delle istituzioni democratiche che la Costituzione pone a fondamento della Repubblica, o legati a fenomeni particolarmente pericolosi come il terrorismo, l’eversione o la criminalità organizzata, ma coinvolgono nuove aree di intervento in settori sempre più determinati per lo Stato e la sua comunità: i.e. in materia di investimenti esteri in imprese strategiche (si pensi alla disciplina dei poteri speciali riferibili al cd. golden power), nel campo dell’approvvigionamento energetico, nel dominio cibernetico, ovvero sul piano delle ripercussioni che sono conseguenza dalla mutevolezza del quadro geoeconomico e geopolitico, come in materia di flussi migratori. 

 

Questa nuova composizione della sicurezza è testimoniata dalle aree di intervento interessate dall’azione e dall’analisi di intelligence che la Relazione annuale illustra, fornendo la dimensione di sintesi delle direttrici della politica di informazione per la sicurezza.

 

Non deve quindi sorprendere che la Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza offra tanto il panorama delle minacce tradizionali, come quella di matrice jihadista, l’eversione, la criminalità organizzata, o delle principali arre di crisi internazionale di interesse per la Repubblica, quanto una articolata disamina dei nuovi pericoli alla sicurezza nazionale che emergono nel campo della sicurezza ambientale, cibernetica, economico finanziaria e alimentare.

 

Ampio risalto è stato dato al conflitto russo-ucraino, analizzato sotto molteplici aspetti: nelle varie fasi che si sono avvicendate, nel sistema di alleanze e di interventi militari, sulle azioni intraprese a livello internazionale e soprattutto alle conseguenze del conflitto sul piano degli interessi fondamentali della Repubblica italiana, con particolare riferimento alle ricadute energetiche e sul tessuto produttivo nazionale.