La proposta della Commissione UE per una Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali per il decennio digitale: da dove viene? cosa è? dove va?

Marco Buccarella - 13/07/2022
  1. Con la comunicazione COM(2022) 27 final del 26 gennaio 2022[1], la Commissione dell’Unione europea (UE) ha proposto l’adozione di una Declaration on European Digital Rights and Principles[2] (d’ora in avanti la “Dichiarazione UE”), che funga da «quadro di riferimento per le persone sia una guida per le imprese e i responsabili politici, con l’obiettivo di porre le persone al centro della trasformazione digitale»[3]. Si tratta una proposta che, nel fornire riscontro ai numerosi inviti pervenuti da parte del Parlamento UE[4], si colloca nel quadro di governance delineato dall’UE rispetto al tema della trasformazione digitale, come illustrato il 9 marzo 2021 con la comunicazione «Bussola per il digitale: il modello europeo per il decennio digitale»[5]. I “contorni” di tale percorso evolutivo sono stati ben tracciati dalla Presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, in occasione dell’evento «Guidare il decennio digitale», tenutosi a Sines, in Portogallo, l’1 giugno 2021. In quella sede, la Presidente ha ribadito la necessità di coniugare l’impiego delle tecnologie digitali con il pieno rispetto dei diritti fondamentali, nonché di assicurare «una transizione digitale antropocentrica» nel rispetto di «una serie di principi digitali»[6]. Da qui l’obiettivo di enucleare, in ambito UE, nuovi principiad integrazione di quanto già previsto dalla Carta dei diritti fondamentali (CDFUE) e dalla vigente normativa eurounionale in materia di data protection e privacy[7]. La Commissione UE ha inteso dare seguito a tale obiettivo – all’esito di una consultazione pubblica che ha coinvolto cittadini e stakeholder – con la proposta di un atto politico[8], ovvero di una «dichiarazione solenne congiunta»[9], priva di portata vincolante e riconducibile alla composita ed eterogenea categoria del soft law[10]. La Dichiarazione UE rappresenta un “banco di prova” per gli Stati membri, chiamati ad impegnarsi, innanzitutto con atti “soft”, verso l’elaborazione di un legal framework che abbia ad oggetto diritti e principi digitali, senza però pregiudicare «i diritti già previsti dal quadro giuridico dell’UE a tutela delle persone online nell’Unione europea, e per i quali devono esistere rimedi giurisdizionali efficaci in tutta l’Unione»[11].

 

  1. La Dichiarazione UE si compone di un preambolo e sei capitoli, ognuno dei quali reca raccomandazioni a carattere programmatico riferiti ad un determinato “ambito” di azione. Tale documento sembra, in parte, evocare il contenuto (non vincolante) e l’impostazione sistematica della «Dichiarazione dei Diritti in Internet»[12], che il Parlamento italiano adottò il 28 luglio 2015, su proposta della Commissione per i diritti e i doveri relativi ad Internet, nella speranza (disattesa) di sollecitare il Governo ad impegnarsi in materia.

Il primo capitolo della Dichiarazione UE, intitolato «Mettere le persone al centro della trasformazione digitale», rivendica l’importanza di un approccio antropocentrico in materia di tecnologia, in contrapposizione a qualsivoglia prospettiva incentrata sulle esigenze del mercato. In questo senso, il rispetto dei diritti, dei valori e delle libertà fondanti l’Unione dovrebbe essere garantito online, al pari di quanto avviene offline. Si tratta quindi di un modello che pone le persone al centro della transizione digitale, il che funge da monito per tutti i c.d. attori digitali (pubblici e privati), chiamati ad «un’azione responsabile e diligente» nell’ottica di garantire «un ambiente digitale sicuro e protetto»[13].

Il secondo capitolo richiama l’attenzione su valori a carattere sociale, quali solidarietà e inclusività[14]. In una prospettiva funzionale a contrastare ogni forma di digital divide, la Commissione UE mira a promuovere una trasformazione digitale che sia «a vantaggio di tutti gli europei»[15]. I principi sviluppati in tale capitolo attengono ai temi della connettività (in termini di convenienza ed efficienza), dell’utilizzo della tecnologia per fini di istruzione (anche rispetto alla trasmissione di competenze digital), del diritto alla disconnessione e dell’accesso digitale ai servizi pubblici resi in ambito UE, anche di tipo sanitario e assistenziale.

Il terzo capitolo si occupa di artificial intelligence (AI), richiamando l’attenzione sulla responsabilità dei gestori delle piattaforme – nell’ottica di garantire un ambiente online sicuro e protetto – e sull’importanza di assicurare la trasparenza nell’utilizzo degli algoritmi, così da evitare discriminazioni e ingerenze nella libertà di autodeterminazione degli individui. Si tratta di questioni che in ambito UE sono già oggetto, rispettivamente, della proposta di Regolamento sull’intelligenza artificiale[16] e del pacchetto di norme volto a regolare i servizi digitali, noto come Digital Services Package[17], composto dal Digital Services Act (DSA)[18] e dal Digital Markets Act (DMA)[19].

Il tema della libera e indiscriminata partecipazione allo spazio digitale pubblico è invece affrontata nel quarto capitolo. In tal senso, la Dichiarazione UE promuove lo sviluppo di un ambiente online che sia diversificato e multilingue, tale da garantire non solo la partecipazione al dibattito pubblico, ma anche la libertà di espressione – quale componente essenziale degli Stati democratici. Il contenuto di questo capitolo si pone in linea con i principi sottesi alla DSA e alla nuova proposta di una legge UE sulla libertà dei media (European Media Freedom Act), per la quale la Commissione ha ufficialmente avviato una consultazione pubblica nel mese di gennaio 2022[20].

Il quinto capitolo contiene un elenco di raccomandazioni a carattere programmatico volte a garantire un «ambiente online sicuro e protetto»[21], in cui sia assicurata la tutela degli individui da attacchi informatici, violazioni dei dati personali e illegittime misure di sorveglianza segreta. Un paragrafo del capitolo è specificamente dedicato ai bambini e ai più giovani, quali soggetti che «dovrebbero essere protetti e dotati di maggiore autonomia e responsabilità»[22]. I principi enunciati in materia si collocano nel solco tracciato dall’UE con la «Strategia europea per un’internet migliore per i ragazzi (BIK+[23], volta a garantire un’adeguata protezione dei giovanissimi nel mondo di internet e a promuoverne la partecipazione al dibattito in materia di questioni digitali.

La Dichiarazione UE si conclude con il sesto capitolo, dedicato al tema della sostenibilità ambientale. In questo senso, si invoca una progettazione ecologicamente e socialmente responsabile di tutti i servizi e prodotti digitali, in modo da garantire il minimo impatto sociale e ambientale.

 

  1. La Dichiarazione UE, riconducibile al c.d. pilastro europeo dei diritti sociali[24], trova il suo fondamento giuridico nei Trattati istitutivi dell’Unione (Trattato sull’Unione europea –TUE e Trattato sul funzionamento dell’Unione europea – TFUE), nonché nella CDFUE e nei principi generali elaborati dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia UE (CGUE)[25]. La Dichiarazione UE dovrebbe quindi essere funzionale ad espandere i principi del diritto primario UE, contribuendo a delineare una “nuova” categoria di principi e diritti che possa guidare, nel tempo, l’azione di soggetti pubblici e privati nell’ambito del costituendo ecosistema digitale.

Come è stato già osservato in dottrina, il fil rouge che lega i sei capitoli della Dichiarazione UE, in coerenza con i principi sottesi al legal framework in materia digitale che si sta consolidando nell’Unione, «è rappresentato dalla necessità di assicurare un ambiente online equo, neutro e aperto che rispetti i valori su cui l’Unione si fonda»[26]. Si tratta di una necessità manifestatasi con maggiore forza dopo la pandemia da Covid-19, che ha di fatto accentuato divari digitali e gap esistenti tra i diversi contesti degli Stati membri. Al di là dell’indubbia valenza politica che (si auspica) potrà rivestire la Dichiarazione UE nel condizionare l’agere dei Paesi membri, è legittimo interrogarsi sull’idoneità di uno strumento di soft law rispetto all’ambizioso progetto di garantire un’effettiva tutela dei diritti digitali. A fronte di un obiettivo così importante – da valutare anche alla luce della velocità con cui si susseguono i nuovi traguardi tecnologici – ci si chiede se un “manifesto” di raccomandazioni soft, anche laddove conduca ad una lettura estensiva della CDFUE, sia sufficiente per definire un solido quadro giuridico con incisivi e cogenti effetti applicativi. È invece forse il caso di chiedersi se, in materia digitale, sia finalmente arrivato il “giusto” momento per operare direttamente nell’ambito delle fonti primarie del diritto UE, nell’ottica di ricondurre l’intervento regolatorio che l’Unione sta sviluppando in materia di innovazione digitale entro un quadro di diritti e principi maggiormente definito, tanto sul piano simbolico quanto su quello giuridico.

 

 

Bibliografia essenziale

  1. De Pasquale, Verso una Carta dei diritti digitali (fondamentali) dell’Unione europea?, in dirittounioneeuropea.eu, Osservatorio europeo, 17 marzo 2022; E. Celeste, To- wards a European Declaration on Digital Rights and Principles: Guidelines for the Digital Decade, in dcubrexitinstitute.eu, 7 febbraio 2022; E. Korkea-aho, M. Eliantonio, O. Stefan (a cura di), EU Soft Law in the Member States Theoretical Findings and Empirical Evidence, Bloomsbury Publishing, 2021; G. Scotti, Alla ricerca di un nuovo costituzionalismo globale e digitale: il principio di solidarietà “digitale”, in forumcostituzionale.it, 2, 2021, 399 ss.; G.M. Ruotolo, Digital Services Act e Digital Markets Act tra responsabilità dei fornitori e rischi di bis in idem, in SIDIBlog, 29 marzo 2021.

[1] La comunicazione è indirizzata al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale europeo e al Comitato delle Regioni.

[2] Commissione UE, 26 gennaio 2022, COM(2022) 28. Per un’analisi della Dichiarazione in relazione alle politiche condotte dall’UE in materia di trasformazione digitale, v. P. De Pasquale, Verso una Carta dei diritti digitali (fondamentali) dell’Unione europea?, in dirittounioneeuropea.eu, Osservatorio europeo, 17 marzo 2022; E. Celeste, To- wards a European Declaration on Digital Rights and Principles: Guidelines for the Digital Decade, in dcubrexitinstitute.eu, 7 febbraio 2022.

[3] Commissione UE, 26 gennaio 2022, COM(2022) 27, par. 5.

[4] La Dichiarazione UE risponde agli inviti che il Parlamento europeo ha rivolto alla Commissione, in merito alla necessità: a) di garantire il pieno rispetto dei diritti fondamentali e di principi quali la neutralità tecnologica e della rete e l’inclusività (2020/2216, INI); b) di migliorare le abilità e le competenze digitali nonché a promuovere un ecosistema di istruzione digitale altamente efficiente (2020/2135, INI); c) di proteggere i diritti degli utenti nell’ambiente digitale (2020/2018, INL; 2020/2019, INL; 2020/2022, INI; 2020/2012, INL; 2020/2014, INL; 2020/2015, INI; 2020/2017, INI; 2020/2216, INI; 2019/218, INL); d) a garantire la libertà dei media e a contrastare la disinformazione (2020/2009, INI).

[5] Commissione UE, COM(2021) 118 final.

[6] Un inciso delle dichiarazioni della Presidente della Commissione UE è stato riportato in apertura della Comunicazione del 26 gennaio 2022, COM(2022) 27.

[7] Nel corso dell’evento «Guidare il decennio digitale», tenutosi a Sines, in Portogallo, l’1 giugno 2021, la Presidente della Commissione UE ha parlato di «accesso a internet per tutti; uno spazio online sicuro; il diritto di acquisire competenze digitali; algoritmi rispettosi delle persone; la protezione dei minori online».

[8] Rispetto alle politiche di azione UE, il catalogo in materia di principi e diritti digitali si basa su altre precedenti Dichiarazioni del Consiglio richiamate nel preambolo della Dichiarazione UE, che hanno contribuito a delineare la visione dell’UE per la trasformazione digitale, tra cui la «Dichiarazione di Tallinn sull’e-government», la «Dichiarazione di Berlino sulla società digitale e su un governo digitale fondato sui valori» e la «Dichiarazione di Lisbona – “Democrazia digitale con uno scopo”».

[9] Commissione UE, 26 gennaio 2022, COM(2022) 27, par. 3.

[10] Per un approfondimento degli effetti e dell’impatto del soft law nell’ordinamento UE e negli Stati membri v. E. Korkea-aho, M. Eliantonio, O. Stefan (a cura di), EU Soft Law in the Member States Theoretical Findings and Empirical Evidence, Bloomsbury Publishing, 2021.

[11] Commissione UE, 26 gennaio 2022, COM(2022) 27, par. 3.

[12] Commissione per i diritti e i doveri in Internet, Dichiarazione dei Diritti in Internet, 28 luglio 2015.

[13] Commissione UE, 26 gennaio 2022, COM(2022) 28, 2.

[14] Per un approfondimento sulla solidarietà e l’inclusione sociale nel rapporto con la transizione digitale G. Scotti, Alla ricerca di un nuovo costituzionalismo globale e digitale: il principio di solidarietà “digitale”, in forumcostituzionale.it, 2, 2021, 399 ss.

[15] Commissione UE, 26 gennaio 2022, COM(2022) 28, 3.

[16] COM/2021/206 – Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce regole armonizzate sull’intelligenza artificiale (c.d. Legge sull’intelligenza artifiicale) e modifica alcuni atti legislative dell’Unione europea.

[17] Per un approfondimento critico sul pacchetto di misure proposto dall’UE, v. G.M. Ruotolo, Digital Services Act e Digital Markets Act tra responsabilità dei fornitori e rischi di bis in idem, in SIDIBlog, 29 marzo 2021.

[18] COM/2020/822.

[19] COM/2020/842.

[20] Comunicato della Commissione del 10 gennaio 2022, reperibile online al link https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_22_85.

[21] Commissione UE, 26 gennaio 2022, COM(2022) 28, 5.

[22] Ivi, 6.

[23] COM/2022/212 – New European strategy for a Better Internet for Kids (BIK+).

[24] Il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali è stato proclamato nel 2017 da Commissione, Parlamento e Consiglio dell’UE con l’obiettivo di promuovere una politica sociale europea inclusiva, equa e paritaria. Si compone di venti principi che, nel ribadire diritti già presenti nell’acquis communautaire, dovrebbero guidare l’UE verso il buon funzionamento dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale nell’Europea del XXI secolo.

[25] Commissione UE, 26 gennaio 2022, COM(2022) 28, 2.

[26] P. De Pasquale, Verso una Carta dei diritti digitali (fondamentali) dell’Unione europea?, cit., 6.

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