La legislazione di sicurezza di Hong Kong e la tutela della sovranità nazionale
Sommario: 1. Introduzione – 2. Le peculiarità della legislazione di sicurezza – 3. Il sistema One country Two systems – 4. Il sistema della Repubblica Popolare Cinese – 5. Riaffermare la sovranità cinese attraverso la legislazione di sicurezza
- Introduzione
Il 30 giugno 2020 il Comitato Permanente del Congresso della Repubblica Popolare Cinese ha approvato all’unanimità la Legge sulla salvaguardia della sicurezza nazionale della Regione Amministrativa Speciale (Special Administrative Region o SAR) di Hong Kong, la cd. National Security Law.
La Repubblica Popolare Cinese (PRC) e Hong Kong solo legati tra loro da una complessa struttura di rapporti normativi, costituzionali e politici, chiamata “One Country, Two Systems” (OCTS), che ne esce riformata all’esito della nuova legislazione di sicurezza:
I 66 articoli della legge di sicurezza, suddivisi in 6 capitoli, introducono disposizioni sugli organi di governo e su quelli della giustizia che cambiano la morfologia del sistema nel suo complesso.
La finalità è unica: salvaguardare l’ordine costituito, per garantire, secondo gli obiettivi politici del Congresso Nazionale e del Governo centrale cinese, la sicurezza e il contrasto alle possibili attività sediziose che minacciano la stabilità della SAR e con essa tutta la PRC. La Repubblica Popolare Cinese (d’ora in poi PRC) e Hong Kong solo legati tra loro da una complessa struttura di rapporti normativi, costituzionali e politici, chiamata “One Country, Two Systems” (OCTS), che ne esce riformata all’esito della nuova legislazione di sicurezza:
I 66 articoli della legge di sicurezza, suddivisi in 6 capitoli, introducono disposizioni sugli organi di governo e su quelli della giustizia che cambiano la morfologia del sistema nel suo complesso.
La finalità è unica: salvaguardare l’ordine costituito, per garantire, secondo gli obiettivi politici del Congresso Nazionale e del Governo centrale cinese, la sicurezza e il contrasto alle possibili attività sediziose che minacciano la stabilità della SAR e con essa tutta la PRC.
Tra le righe della NSL, soprattutto fra gli strumenti di intervento diretto che introduce, si può scorgere una filosofia complessiva già sperimentata nelle esperienze statunitensi ed europee: quella del diritto penale del nemico, o della lotta al terrorismo.
L’autorità pubblica vuole porre sotto il proprio controllo un determinato fenomeno e adoperarsi affinché certe condotte non accadano, non punirle successivamente. Per questo le disposizioni legislative del diritto penale di lotta si rivolgono principalmente all’organo pubblico che deve combattere il fenomeno pericoloso, riservando ai cittadini l’azione di contrasto, più che una regola di condotta de seguire: in questa differenza concettuale risiede l’essenza del diritto penale di lotta.
L’autorità pubblica vuole porre sotto il proprio controllo un determinato fenomeno e adoperarsi affinché certe condotte non accadano, non punirle successivamente. Per questo le disposizioni legislative del diritto penale di lotta si rivolgono principalmente all’organo pubblico che deve combattere il fenomeno pericoloso, riservando ai cittadini l’azione di contrasto, più che una regola di condotta de seguire: in questa differenza concettuale risiede l’essenza del diritto penale di lotta.
Nel complesso, la NSL introduce novità legislative divisibili in quattro distinti piani di intervento: nuove condotte criminose, nuovi organi governativi per la gestione della sicurezza, nuove regole per la repressione delle condotte criminose sotto la giurisdizione delle autorità di Hong Kong, un nuovo meccanismo che attribuisce a Pechino la giurisdizione penale all’interno della regione.
- Le peculiarità della legislazione di sicurezza
Nella prospettiva democratica, il diritto penale serve anzitutto alla tutela del colpevole, e le regole di procedura alla protezione dell’innocenza, la cui presunzione è sancita come regola inderogabile nelle diverse Carte internazionali a tutela dei diritti dell’uomo e non solo nella Costituzione della Repubblica italiana, ove tale regola esprime un punto di netta discontinuità rispetto alla concezione dello Stato fascista che considerava la libertà individuale come una “concessione dello stato accordata nell’interesse della collettività”.
Ciò che caratterizza la legislazione di sicurezza, tanto sostanziale quanto processuale, è un uso preventivo, e non punitivo, del potere statuale. Nelle norme di sicurezza la possibilità di limitare le libertà individuali in funzione investigativa o repressiva è anticipata rispetto alla commissione di un delitto, che invece di regole dovrebbe essere l’unico evento che giustifica l’esercizio del potere penale, anche nelle forme delle misure cautelari.
La legislazione di sicurezza si contraddistingue per tre particolarità: 1) introduce strumenti investigativi flessibili, utilizzabili in via d’urgenza e con presupposti applicativi la cui ampiezza sconfina con l’indeterminatezza; 2) arretra la capacità punitiva dell’Autorità ad attività che precedono il delitto, come quelle preparatorie (e.g. di proselitismo o di finanziamento), spesso individuate dalla legge in modo decisamente fumoso 3) individua per lo più il suo ambito applicativo in un terreno molto sensibile, quello della delinquenza politica, la cui fisionomia è inevitabilmente correlata dall’opzione politica – ampiamente discrezionale – su quali condotte lo Stato percepisce come eversive del proprio ordine costituito e sui margini di invasività dell’intervento statuale consentiti.
L’effetto di questo tipo di legislazione si produce direttamente sullo Stato di diritto. Che sia di civil law, o di common law, la rule of law implica una concezione della sicurezza ancorata alla libertà (v. ad. es. art. 5 C.e.d.u.), quale generale condizione di effettività dei diritti e del sistema normativo che rendono possibile l’esercizio delle libertà.
Pertanto, in un sistema normativo incentrato sulla rule of law lo Stato non rimane privato del potere di organizzare il potere repressivo in relazione alla pericolosità del fenomeno per la stabilità sociale, ma ha il dovere di esercitarlo secondo canoni di proporzionalità e legalità: il pericolo per l’ordine pubblico, al cui contrasto è funzionale l’attività di polizia, deve essere pur sempre riconoscibile, obiettivo e non remoto, non fondato su mere ragioni di sospetto. Sarebbe quindi auspicabile che le condotte pericolose non siano individuate all’occorrenza da parte dell’Autorità, e che gli strumenti della giustizia non vengano progressivamente deviati verso finalità diverse, come quelle politiche, in ragione dell’emergenza o della risposta dell’opinione pubblica ad una certa narrazione mediatica del fenomeno.
Riecheggiando alcuni aspetti della legislazione adottata in Europa per la lotta al terrorismo internazionale, la nuova legislazione di sicurezza di Hong Kong presenta, però, un ulteriore elemento caratterizzante: essa incide profondamente sugli assetti istituzionali e non solo normativi di una Regione Amministrativa Speciale, che invece dovrebbe godere di una autonomia rafforzata e peculiare.
- Il sistema One country Two systems
Hong Kong non è una nazione indipendente e sovrana, ma una Special Administrative Region (d’ora in poi SAR) della Repubblica Popolare Cinese, costituendone una delle articolazioni amministrative decentrate.
Il particolare sistema di rapporti che contraddistingue Hong Kong e la Repubblica Popolare Cinese è conosciuto come la politica del “One Country, Two Systems”, una nazione, due sistemi appunto. Il principio è stato ideato per consentire la convivenza di due sistemi profondamente differenti, socialista e capitalista, all’interno di un contesto nazionale e territoriale unitario sottoposto alla sovranità della Repubblica Popolare Cinese. Hong Kong, prima del passaggio sotto il dominio cinese (il cd. handover), era una colonia britannica: All’epoca della firma del trattato sino-britannico nel 1982, la Gran Bretagna ottenne per la propria colonia di Hong Kong la garanzia che la società che lì si era sviluppata sarebbe stata mantenuta, una volta passata sotto il controllo della Repubblica Popolare Cinese.
È possibile immaginare il sistema OCTS attraverso la metafora dell’albero, utilizzata dallo stesso Leader Xi Jingping per descriverlo. Le radici di questo sistema risiedono nel paradigma dell’One Country e nel suo significato: garantire da parte della Repubblica Popolare Cinese stabilità, integrità territoriale e sicurezza della nazione in tutte le sue diramazioni, come le SAR, ed un esercizio unitario della propria sovranità. Dall’One Country si diramano i Two Systems, ovverosia l’esistenza di regioni speciali come Hong Kong e Macao dotati di un spiccata autonomia dal punto di vista del potere giudiziario, legislativo ed amministrativo, in termini addirittura maggior di quelli normalmente attribuiti ad uno stato federale
Quello che caratterizza la Hong Kong SAR, rispetto alle altre regioni della Repubblica Popolare Cinese, è l’ampio livello di autonomia che le viene riconosciuto e garantito attraverso la carta costituzionale di Hong Kong, la Basic Law: è questa legge fondamentale che conferisce alla SAR autonomi poteri esecutivi, giudiziari e legislativi, e regolamenta i rapporti amministrativi con l’autorità centrale cinese ed i relativi limiti di intervento
Va da sé che Hong Kong e Repubblica Popolare Cinese non sono pari-ordinate dal punto di vista della distribuzione dei poteri tra autorità centrale e regionale, giacché i poteri della SAR sono espressamente conferiti dal Governo Centrale di Pechino e cristallizzati nella Basic Law.
L’asimmetria di questi rapporti è testimoniata da pregnanti poteri di intervento sostanziale sull’ordinamento di Hong Kong da parte del Governo di Pechino, e sull’assenza di meccanismi effettivi di risoluzione dei conflitti tra i due ordinamenti, destinati ad essere risolti con la prevalenza delle prerogative dell’autorità centrale.
- Il sistema della Repubblica Popolare Cinese
La Repubblica Popolare Cinese è un sistema che si fonda su principi giuridici completamente diversi da quelli di Hong Kong. La matrice giuridica è quella del diritto socialista, e del principio della Rule of policy: è la decisione politica l’elemento ordinatorio della società, dalla quale tutto il resto, tra cui la legge, trae la propria legittimazione.
Il principio di legalità socialista con caratteristiche Cinesi conferma questa impostazione.
La legge, ed in particolare la Costituzione, sono strumenti ampiamente utilizzati e modellati, specialmente nel campo economico, secondo modelli condivisi tanto nella Civil law, tanto nella stessa Common law: la riforma del processo penale cinese ha avuto come riferimento il modello del processo adversary degli Stati Uniti, sebbene determinati principi, come la presunzione d’innocenza o il diritto al silenzio, non siano chiaramente puntualizzati.
Il vertice dell’organizzazione statuale è occupato dal Presidente della Repubblica Popolare, dal Partito Comunista Cinese e dai suoi organi centrali, come il Comitato Permanente. In modo particolare Presidente e Partito sono le guide supreme della nazione chiamate ad attuare gli obiettivi politici del socialismo con caratteristiche cinesi (e delle vestigia della rivoluzione proletaria), e in questo la recentissima riforma della Costituzione cinese voluta dall’attuale leader supremo del partito e della nazione Xi Jingping ha inteso rimarcare il ruolo sovra-costituzionale del Partito Comunista Cinese, secondo il principio della rule of policy. L’elemento della volontà politica rappresenta il paradigma di riferimento per tutto l’ordinamento della Repubblica Popolare, e la legge uno strumento, talvolta flessibile, a cui si attribuisce una funzione attuativa e strumentale di questa volontà. Per questo il contesto del principio di legalità socialista con caratteristiche cinesi può essere difficilmente scisso dalla dimensione politica.
- Riaffermare la sovranità cinese attraverso la legislazione di sicurezza
È stato detto come la SAR sia un’entità politico territoriale formalmente autonoma, ma pur sempre parte di una nazione unitaria, la Repubblica Popolare Cinese, guidata dalla leadership del Partito Comunista Cinese.
Le politiche di sicurezza, dal canto loro, sono proprio una forma con cui questa sovranità viene esercitata. Non è superfluo osservare come gli strumenti della giustizia penale siano connessi con il volto politico del sistema OCTS. Un’autorità centrale particolarmente attivista si connota per un esercizio capillare e penetrante del potere, anche e soprattutto allo scopo di garantire sicurezza e controllo sociale. Uno dei portati di questa attitudine interventista è che tra gli scopi dell’Autorità vi sia la direzione da imprimere, in modo più o meno pervasivo, ad una società, secondo una visione propria di giusto o sbagliato, orientata ai propri obiettivi[1]. Questa direzione può essere impressa attraverso lo strumento della giustizia penale, avvalendosi dell’amministrazione e della selezione degli organi deputati allo svolgimento delle indagini e alla promozione dell’azione penale, oppure attraverso la scelta di determinati strumenti e forme procedurali, orientati al conseguimento di risultati concreti[2]: in questa dimensione dello stato interventista, l’aspettativa di sicurezza nutrita da parte dell’Autorità tende a privilegiare il risultato effettivo, che assume valore preminente rispetto alle regole con le quali viene raggiunto.
La legge di sicurezza in questo non fa eccezione: è una normativa di diritto e procedura penale strutturata per offrire una risposta efficace alle nuove minacce alla sicurezza nazionale, che agisce sul piano del potere esecutivo e giudiziario, redistribuendo i rapporti di forza all’interno della Hong Kong SAR e del sistema OCTS nel suo complesso.
L’intervento, per il vero piuttosto severo, della National Security Law cinese trova comunque una precisa legittimazione nella stessa Basic Law di Hong Kong: l’art. 23 della Basic Law consente al Governo di Pechino di intervenire qualora la regione non adotti autonomamente provvedimenti a tutela della sicurezza interna. La sua giustificazione razionale risiede nella grammatica della sicurezza che il Governo centrale ritiene necessario perseguire al fine di salvaguardare l’unità nazionale, e quindi la radice “One Country” del sistema.
La Hong Kong SAR si è contraddistinta per una certa animosità nei confronti delle Autorità Cinesi, rivendicando l’esigenza di maggiore democraticità, se non di indipendenza da parte del controllo esercitato dalla Repubblica Popolare. Un fervore che si è manifestato attraverso proteste parlamentari e di massa, che il Governo di Pechino ha letto come i prodromi di una sedizione o secessione, un rischio per l’esercizio continuativo della sovranità cinese all’interno della propria regione amministrativa, che ha dunque polarizzato su di Hong Kong una decisa risposta in chiave securitaria.
Il contesto politico di Hong Kong si contraddistingue dal confronto tra l’establishment a favore della Cina, i “patriots”, e movimenti pro-democrazia, come i “pan-democrats” che mirano alla conservazione e al rafforzamento dello Stato liberal-democratico, di stampo occidentale, della Regione, e che guardano con sfavore alla politica autoritaria del Governo centrale di Pechino. Le tensioni ideologiche tra le due fazioni riflettono del resto le tensioni proprie delle due Amministrazioni: quella di uno stato liberale, fondato sulla Rule of law e sul rispetto dei principi dello stato di diritto e dell’autonomia della giurisdizione consolidati nella tradizione di Common law, inserito però nel contesto di uno stato autoritario di stampo socialista che predilige obiettivi di controllo e di sicurezza del territorio a scapito, evidentemente, dei livelli di autonomia della regione.
Questa della National Security Law non è stata, peraltro, l’unica occasione da parte del Governo di Pechino di introdurre una legislazione di sicurezza all’interno della Regione di Hong Kong. Nel 2003 venne tentata l’introduzione del National Security (Legislative provisions) Bill, una normativa di rafforzamento della sicurezza della regione in chiave di contrasto ai movimenti secessionisti. Con una struttura analoga a quella della National Security Law, il National Security Bill proponeva l’introduzione di numerose fattispecie di reato contro le attività sovversive, sediziose o secessive, unitamente ad obblighi di disclosure informativa da parte di privati ed organizzazioni, nonché numerose disposizioni processuali che dilatavano i poteri investigativi dell’Autorità, come la possibilità di procedere a perquisizione e sequestro senza atto dell’autorità giudiziaria, o intervenivano sulla formazione delle giurie nei relativi processi. Un progetto legislativo che, perplessità del mondo giuridico a parte, il Concilio Legislativo fu costretto ad abbandonare a causa delle monumentali proteste da parte della popolazione della Regione, che culminarono nella marcia del 1° Luglio 2003. L’ascesa di un forte sentimento indipendentista ha acuito la risposta del Governo di Pechino, che percepisce la frenesia interna e la protesta non solo come una sfida aperta alla propria autorità, ma un serio rischio al mantenimento degli equilibri del sistema del “One Country, Two systems” (OCTS) che governa le regioni autonome; una concreta minaccia alla sicurezza nazionale, sotto il duplice profilo del mantenimento dell’integrità territoriale e della propria sovranità sulla penisola. Che la legge di sicurezza sia funzionale a ristabilire i rapporti tra autorità centrale e locale nell’ambito del sistema OCTS è manifesto a partire dall’art. 1 della nuova legge di sicurezza. Del resto l’autonomia culturale e politica della Regione amministrativa speciale è sempre stata motivo di sospetto e preoccupazione per il Governo della Repubblica Popolare Cinese: sin dai tempi del controllo Britannico, Hong Kong è stata una testa di ponte per gli interessi dei paesi occidentali, nonché un porto sicuro per dissidenti e rifugiati, economici e politici, provenienti dalla Cina continentale; contingenza, quest’ultima, che ha costituito le origini del radicamento di un sentimento anti-cinese nel territorio della Regione.
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*Il presente contributo è una rielaborazione, in chiave di sintesi, di F.N.Ricotta, Un colpo al cerchio ed uno alla botte: la National Security Law di Hong Kong, in Il Processo, n. 2, 2021, p. 365 s.
[1]Quanto alla politica criminale e alla giustizia penale come strumento di controllo Cfr. Michael Jackson, Criminal Law, in Mark S. Gaylord – Danny Gittings – Harold Traver (a cura di), Introduction to Crime, Law and Justice in Hong Kong, Hong Kong University Press, Hong Kong, 2009, p. 17.
[2]“According to the progressive variant of this position, existing social institutions can be transformed according to the goals espoused by the government; according to conservative variant, spontaneous social change can and should be resisted if it detracts from governmental conception of the good life. Among interventionist government with a pervasive program permitting its penetration of all the spheres of social life; among ideologies of limited government, those of special interest here limits the function of the stat solely to the maintenance of social equilibrium” cit. M. Damaśka, The Face of Justice and State Authority: a Comparative Approach to the Legal Process, Yale University Press, New Haven, 1991, p.