Interferenza straniera nelle democrazie: comprensione della minaccia e risposte in evoluzione
In tutto il mondo, società, istituzioni, processi e valori democratici sono sottoposti a crescenti attacchi esterni e interni. La crisi del coronavirus ha, nel frattempo, esacerbato la lotta tra democrazia e autoritarismo, spingendo gli attori statali e non statali autoritari a dispiegare un’ampia gamma di strumenti palesi e nascosti nel tentativo di destabilizzare le loro controparti democratiche. In questo contesto, e in seguito a una serie di esempi di ingerenza ostile da parte di attori autoritari per minare i processi di governo democratico in paesi come Ucraina, Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Australia, l’attenzione sull’interferenza straniera continua ad aumentare. Tra le istituzioni dell’UE, il Parlamento Europeo sta spingendo la risposta politica alle interferenze straniere in cima all’agenda politica. Tra le altre iniziative e azioni, nell’ottobre del 2019 ha approvato una risoluzione sulla lotta all’ingerenza straniera e ha istituito un comitato speciale. I tentativi di questi attori di trasformare i punti di forza delle democrazie liberali in punti deboli sono sempre ben documentati. Come ha affermato l’Istituto finlandese per gli affari internazionali (FIIA) in un documento di lavoro del settembre 2019, “i quattro capisaldi della democrazia occidentale – moderazione statale, pluralismo, libertà dei media e apertura economica – forniscono una possibilità ad attori esterni di interferire nella società democratica, attraverso una serie di mezzi segreti e non militari calibrati per minare la loro coesione interna e accelerare la polarizzazione politica”. Le molteplici minacce richiedono una risposta dell’intera società, la quale a sua volta richiede una stretta cooperazione (internazionale) e coordinamento tra le aree politiche, all’interno, tra le istituzioni e i governi democratici (compresi la NATO e gli Stati membri dell’UE), nonché con tutte le parti interessate, in particolare i media, l’industria tecnologica e la società civile. I passi legislativi statunitensi per contrastare la propaganda straniera dell’era moderna risalgono al periodo delle guerre mondiali. Dopo la Guerra Fredda, tuttavia, gli Stati Uniti non si sono più occupati del contrasto alla propaganda di attori stranieri, fino a quando gli attacchi dell’11 settembre hanno riacceso la necessità di rispondere ad attori come AlQaida e, più recentemente, ISIL/Daesh. A seguito dell’indagine sull’ingerenza di Mosca nelle elezioni presidenziali del 2016, è cresciuta la preoccupazione che il Cremlino potesse interferire nelle elezioni del 2020. Nel 2018, il Department of Homeland Security (DHS) ha istituito la “task force di contrasto all’influenza straniera” nell’ambito del National Risk Management Center all’interno della Cyber and Infrastructure Security Agency (CISA). CISA, l’agenzia federale capofila responsabile della sicurezza elettorale, definisce l’interferenza straniera come “azioni maligne intraprese da governi stranieri o attori progettati per seminare discordia, manipolare il discorso pubblico, screditare il sistema elettorale, influenzare lo sviluppo della politica, o perturbare i mercati allo scopo di minare gli interessi degli Stati Uniti e dei suoi alleati”. Essa inoltre spiega l’interferenza straniera in cinque passaggi:
- Affronta le questioni controverse;
- Manipola e crea nuovi account all’interno dei social
- Gli attori stranieri inquinano la conversazione e il dibattito politico
- Creano polemiche, amplificando gli argomenti e condividendoli online come informazioni legittime
- Portano la conversazione nel mondo reale, per alimentare le divergenze.
Il 1° settembre 2020, la CISA ha dichiarato di non aver riscontrato prove di attacchi all’infrastruttura di voto e che nessun governo straniero ha tentato di interferire nei processi di voto. Negli ultimi anni l’UE ha intensificato la sua risposta alle crescenti minacce ibride e alla disinformazione, mentre si adopera anche per aumentare la sua sicurezza informatica. La task force EEAS East StratCom è stata lanciata nel settembre 2015 per contrastare le campagne di disinformazione da parte del Cremlino, segnando una pietra miliare nella battaglia contro la disinformazione. Da allora sono state istituite due task force aggiuntive, incentrate rispettivamente sui Balcani occidentali e sul vicinato meridionale. Il Parlamento ha costantemente sostenuto questo lavoro. Nell’aprile del 2018 la Commissione Europea ha presentato il progetto “Lotta alla disinformazione online: un approccio europeo”. Questo è stato seguito da un “Codice di condotta sulla disinformazione” con i principali social network, piattaforme online e inserzionisti che hanno accettato di autoregolamentarsi per combattere la disinformazione. Nel frattempo, un piano d’azione contro quest’ultima ha contribuito a rafforzare la capacità dell’UE a contrastare il fenomeno in vista delle elezioni europee, con iniziative come il sistema di allarme rapido (RAS), istituito nel marzo 2019 per consentire una conoscenza situazionale comune delle campagne di disinformazione negli Stati membri dell’UE e facilitare risposte comuni ad essi. Il Parlamento ha invitato la Commissione a monitorare l’impatto dell’interferenza straniera in tutta l’Europa; impegnarsi ad “affrontare le minacce di intervento esterno” nelle elezioni europee; valutare le misure legislative e non legislative che possono comportare l’intervento delle piattaforme di social media per etichettare sistematicamente i contenuti condivisi dai bot, rivedere gli algoritmi per renderli il più imparziali possibile e chiudere gli account di persone impegnate in attività illegali che hanno l’obiettivo di interrompere i processi democratici o istigare all’odio, senza compromettere la libertà di espressione; fornire finanziamenti e sostegno per campagne di sensibilizzazione del pubblico per aumentare la resilienza dei cittadini europei alla disinformazione. Nel giugno 2020, il Parlamento europeo ha deciso con 548 voti favorevoli, 83 contrari e 56 astensioni, di istituire una commissione speciale sull’ingerenza straniera in tutti i processi democratici nell’UE, compresa la disinformazione. Il comitato analizzerà le indagini che mostrano la violazione delle principali regole elettorali, in particolare per quanto riguarda la trasparenza del finanziamento delle campagne elettorali. Esaminerà inoltre la dipendenza che l’Unione Europea ha nei confronti delle tecnologie straniere nelle catene di approvvigionamento delle infrastrutture critiche, compresa l’infrastruttura Internet, come hardware, software, app e servizi, e le azioni necessarie per rafforzare le capacità di contrastare la comunicazione strategica. Esso suggerirà un’azione coordinata a livello europeo per affrontare le minacce ibride e contrastare le campagne di informazione e la comunicazione strategica dei paesi terzi che posso essere dannosi.