Insect artifacts: quando gli insetti rendono difficoltose le indagini

Christian Pallante - 24/01/2022

Nelle investigazioni tecnico-scientifiche, si è soliti pensare agli insetti come elementi di supporto al mondo medico legale e criminalistico. Ciò aiuta in un’ottica entomologica, ma in taluni casi essi non sono di vero e proprio ausilio alle indagini.

Ne è un chiaro esempio l’interessante fenomeno degli insect artifacts, ampiamente studiato in Bloodstain Pattern Analysis (BPA). Si tratta di un gocciolamento provocato dagli insetti, rientrante nella categoria delle Altered bloodstains[1], i quali trasferiscono il sangue su altre superfici.

Mentre le blatte, quando si muovono sulle superfici, lasciano tracce di trascinamento ben distinguibili, ciò non è, così, evidenziato in gocciolamenti provocati da altri insetti (in particolare mosche e pulci).

Gli insetti hanno un loro ciclo vitale, il quale inizia con l’uovo, per poi passare a larva, a pupa ed, infine, a insetto adulto. Nella fase in cui si trasformano in larve, gli insetti si cibano del corpo in decomposizione e, in particolare, del sangue.

Dopo aver passato i tre stadi o instar, nella fase di post feeding, le larve lasciano il corpo e si trasformano in pupe. Infine, quando raggiungono lo stadio di insetto adulto, tendono ad espellere il sangue di cui si sono cibati, lasciando questi gocciolamenti.

La differenza sostanziale tra questi ultimi ed altri gocciolamenti è che gli insect artifact hanno dimensioni più piccole (in questo sono molto somiglianti agli schizzi da impatto), ma presentano anche una coda allungata e una morfologia differente.

Per questo motivo, possono trarre in inganno lo specialista di BPA.

Sono frequenti in ambienti chiusi e caldi, in cui si ha prolificazione di insetti. Inoltre, mantengono inalterate le informazioni genetiche contenute nelle gocce di sangue.

Alcuni autori hanno indicato diversi criteri per riconoscere detta tipologia[2], tra cui il verificare la presenza di attività entomologica presente o passata sulla scena, in quanto essa si concentra prevalentemente vicino a fonti di illuminazione o ad ambienti colorati come pareti o finestre.

Occorrerebbe, inoltre, misurare il diametro medio delle macchie e compararlo con quello delle gocce trovate in altre aree, eliminare dall’analisi le macchie con forme sospette come quelle a virgola o a spermatozoo e quelle che non hanno punti in comune con le altre e che si presentano con direzioni casuali incompatibili con la dinamica degli eventi e comparare gli schizzi sospetti con schizzi prodotti da insetto già conosciuti.

Questi schizzi, infatti, saranno caratterizzati dall’impossibilità di riconoscere una comune area di convergenza e una comune area di origine.

Se da un lato gli insetti possono essere un prezioso elemento probatorio, con particolar riferimento all’area medico legale ed entomologica, dall’altro essi possono essere fonte di sviste.

Ciò fa ben comprendere come, per i ruoli del Crime Scene Examiner e dello specialista, sia di vitale importanza esaminare attentamente ogni elemento della scena del crimine[3], al fine di evitare l’errore tecnico-scientifico.

 

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia essenziale

  1. BENECKE-L. BARKSLADE, Distinction of bloodstain patterns from fly artifacts, in Forensic Science International, 2003, n. 137, p. 152 ss.; A. BERTI-F. BARNI-A. PACE, Analisi delle macchie di sangue sulla scena del crimine. Una guida pratica e teorica sulla Bloodstain Pattern Analysis, Milano, 2011, p. 250 ss.; T. BEVEL–R. M. GARDNER, Bloodstain Pattern Analysis. With an introduction to Crime Scene Reconstruction, III ed., Boca Raton, 2008, p. 226 ss.; C. CONNOLLY-M. ILLES-J. FRASER, Affect of impact angle variations on area of origin determination in bloodstain pattern analysis, in Forensic Science International, 2012, n. 223, p. 233 ss.; S. H. JAMES –P. E. KISH –T. P. SUTTON, Principles of Bloodstain Pattern Analysis. Theory and practise, Boca Raton, 2005, p. 206 ss.; P. MAGNI–M. MASSIMELLI–R. MESSINA– P. MAZZUCCO– E. DI LUISE, Entomologia Forense. Gli insetti nelle indagini giudiziarie e medico-legali, Torino, 2008, p. 1 ss.; W.R. ROWE, Errors in the determination of the point of origin of bloodstains, in Forensic Science International, 2006, n. 161, p. 47 ss.; L. SARAVO, La fase CSI: il metodo di ricerca e valutazione delle tracce, in AA.VV., Manuale delle investigazioni sulla scena del crimine, a cura di Curtotti – Saravo, II ed., Torino, 2019, p. 416 ss.; T. P. SUTTON, L’analisi delle macchie di sangue (BPA), in AA.VV., Manuale delle investigazioni sulla scena del crimine, a cura di Curtotti – Saravo, II ed., Torino, 2019, p. 765 ss.

[1] Facendo riferimento alla odierna classificazione elaborata dallo Scientific Working Group on Bloodstain Pattern Analysis (SWGSTAIN).

[2] Trattasi di metodi studiati in alcuni casi di omicidio, ove gli insetti hanno creato problemi nella ricostruzione degli eventi sulla scena criminis.

[3] Considerando che ogni scena del crimine è unica, in quanto gli eventi si producono in maniera diversa.