I limiti dell’indagine preventiva dell’investigatore privato

Commento a Cass., sez. IV, 8 gennaio 2019, n. 13110, in C.E.D. Cass., n. 275286

Secondo la Suprema Corte non è preclusa la facoltà di rivolgersi direttamente ad un investigatore privato prima dell’iscrizione della notizia di reato al fine di saggiare la fondatezza dei propri sospetti circa comportamenti che costituiscono fattispecie di reato, non sussistendo l’obbligo di nominare un difensore di fiducia, posto che l’art. 327 bis c.p.p. inerisce unicamente all’attività intrapresa nel corso di un procedimento penale.

In questo senso, richiamando orientamenti già consolidati, i giudici precisano che «l’attivazione dello statuto codicistico previsto per la regolazione delle attività di investigazione difensiva preventiva (ex artt. 391 nonies e 327 bis c.p.p.) è rimesso alla volontà del soggetto, avendo natura del tutto facoltativa. In tale ambito ricostruttivo, si è quindi ritenuta legittima l’attività svolta da un investigatore privato, prima della iscrizione della notizia di reato, al di fuori dell’ambito applicativo dell’art. 391 nonies c.p.p.)».

Di conseguenza, le dichiarazioni rese dall’investigatore privato nel corso del giudizio sono legittime e possono essere utilizzate senza eccezione alcuna.

Bibliografia essenziale

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Wanda Nocerino – Assegnista di ricerca in diritto processuale penale presso l’Università di Foggia